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Berlusconi torna candidabile: ecco dove può farsi eleggere

Berlusconi torna candidabile: ecco dove può farsi eleggere

La decisione del Tribunale di sorveglianza di Milano di ‘riabilitare’ Silvio Berlusconi (cioè di cancellare le pene accessorie previste dalla legge Severino in seguito alla sentenza di condanna definitiva risalente a 5 anni fa) ha portato alcuni commentatori politici a chiedersi se e quando, ora che è di nuovo candidabile ed eleggibile, l’ex Cavaliere potrà tornare protagonista anche in Parlamento.

Da Forza Italia sono subito piovute dichiarazioni battagliere. C’è addirittura chi si è spinto a invocare lo stop alla nascita del governo targato M5S-Lega per puntare subito ad elezioni anticipate, nella convinzione che stavolta il redivivo ‘fattore Berlusconi’ possa far fare al centrodestra quel salto di qualità tale da portarlo oltre il 40% dei consensi e alla maggioranza dei seggi (il che ci fa pensare che chi ha fatto questa dichiarazione non abbia letto il nostro recente articolo).

In realtà Berlusconi potrebbe molto presto tornare ad essere un parlamentare – ruolo che ha ricoperto per quasi vent’anni di fila, dal 1994 al 2013 – senza bisogno di uno scioglimento anticipato. E questo perché l’attuale legge elettorale consente anche a chi non era candidato alle elezioni del 4 marzo di fare ingresso in Parlamento. Come? Grazie ad una elezione suppletiva. Le elezioni suppletive (in inglese by-elections) servono ad eleggere un parlamentare in rappresentanza di un territorio (collegio) il cui seggio collegato diventi, per qualunque motivo, vacante.

La ratio dei sistemi maggioritari (come quello inglese) si basa sul legame dei candidati con il territorio che, proprio ai fini dell’elezione, viene suddiviso in collegi uninominali in cui vince il candidato che ottiene anche un solo voto più degli altri. Nei sistemi proporzionali, invece, il sistema di selezione degli eletti è differente: vi sono delle liste di candidati, bloccate o con sistemi di preferenza, da cui vengono individuati i candidati eletti.

I due sistemi si differenziano, pertanto, anche per i meccanismi con cui vengono normati gli eventuali casi di decadenza di un eletto (per dimissioni, decesso o altre ragioni). Laddove, infatti, nei sistemi proporzionali capita spesso che in tali casi subentri il primo dei candidati non eletti nella medesima lista dell’eletto decaduto, nei sistemi maggioritari la questione è più complessa in quanto, proprio in ragione della natura “uninominale” dei collegi, ogni lista/coalizione presenta un solo candidato. E quindi non è possibile ricorrere al sistema del primo dei candidati non eletti.

Cosa fare? Il meccanismo più comune, in casi del genere, è proprio quello delle elezioni suppletive, per l’appunto. Si tratta, a tutti gli effetti, di una nuova elezione che si svolge solo nel collegio in cui era stato eletto il parlamentare poi decaduto. È possibile, a questo punto, presentare anche nuovi candidati. Da qui la suggestione di oggi riguardo Berlusconi.

In Italia le suppletive per i parlamentari non si tenevano da anni, perché con l’abolizione dei collegi uninominali avvenuta nel 2005 con la legge Calderoli (il “Porcellum”) non ce n’era più stata la necessità. Ma la nuova legge elettorale (il Rosatellum) ha reintrodotto i collegi uninominali per eleggere una parte – seppur minoritaria – dei seggi sia della Camera che del Senato. Quindi, se si dovesse dimettere uno qualsiasi dei deputati o dei senatori eletto in un collegio uninominale, si dovrebbero tenere, come in passato, delle elezioni suppletive nel collegio stesso. Questa eventualità è disciplinata all’art. 86 della legge, il quale dispone che nell’elezione dei componenti della Camera dei Deputati “nel caso in cui rimanga vacante un seggio attribuito in un collegio uninominale si procede ad elezioni suppletive”. Con l’art. 10 l’istituto è stato disciplinato in maniera del tutto analoga anche per l’elezione del Senato della Repubblica.

Di qui, la conclusione “logica”: per favorire il ritorno di Berlusconi in Parlamento, un deputato o senatore eletto nel centrodestra in un collegio uninominale (verosimilmente in “quota” Forza Italia) potrebbe dimettersi per dare allo storico leader la possibilità di concorrere per “ereditare” quel seggio. Operazione non priva di rischi, certo: bisogna pur sempre misurarsi con il consenso degli elettori di quel collegio. Ma è evidente che in tal caso il collegio in questione sarebbe scelto tra quelli “blindati” per il centrodestra, ossia quelli in cui il rischio di sconfitta è minimo.

Quali potrebbero essere questi collegi? Vediamo quali sono i 10 collegi della Camera e del Senato in cui il centrodestra ha ottenuto più voti alle Politiche del 4 marzo:

Ma questo non ci dice molto: potrebbe trattarsi (e in molti casi è proprio così) di collegi in cui il valore del centrodestra è dovuto ad un’ottima performance della Lega. In questo caso, l’eventuale ritorno di Berlusconi in parlamento potrebbe dipendere – almeno in parte – dalla volontà di Salvini di mobilitare i suoi elettori a votare per il suo (ex?) alleato/rivale. In effetti, come mostra la nostra mappa “animata” dei risultati nei collegi uninominali di Camera e Senato, questi collegi (indicati in blu scuro) si trovano quasi tutti nel Nord Italia.

Una soluzione più prudente potrebbe essere allora quella di scegliere un collegio in cui non solo il centrodestra abbia vinto, ma in cui il dato di Forza Italia sia stato particolarmente “robusto”, in modo che le fortune elettorali di un Berlusconi candidato in quel collegio non dipendano eccessivamente dall’affetto riservatogli dagli elettori leghisti – soprattutto ora che la Lega si appresta a formare un governo di cui Forza Italia sarà all’opposizione. Vediamo quali potrebbero essere questi collegi.

Tra quelli che abbiamo appena visto, non tutti sono ideali: sono stati sì vinti dal centrodestra, ma con un margine piuttosto ridotto: si trovano infatti tutti al Centro-Sud, dove il Movimento 5 Stelle è andato fortissimo. Ma vi sono comunque, tra questi, ci alcuni collegi ‘papabili’, in cui gli eletti del centrodestra potrebbero scegliere di dimettersi: quelli di Terracina e Gioia Tauro alla Camera o quello di Latina al Senato, dove il centrodestra ha vinto con un margine vicino ai 10 punti, o persino superiore, e dove Forza Italia è stata nettamente la prima forza della coalizione.

Senza aspettare dimissioni ‘spintanee’, un’opportunità per delle suppletive potrebbe venire dall’elezione dei due membri ‘laici’ del Consiglio superiore della magistratura: con le Politiche del 4 marzo infatti, due ex membri che ne facevano parte sono diventati parlamentari (una di loro è Elisabetta Casellati, poi eletta Presidente del Senato). Il Parlamento, riunito in seduta comune, non è ancora riuscito ad eleggere i due nuovi componenti: ma, dal momento che vi è incompatibilità tra il ruolo di parlamentare e quello di membro del Csm, ecco che si verrebbe a creare l’occasione per prendere i due proverbiali piccioni con l’altrettanto proverbiale fava.

L’ipotesi Trentino-Alto Adige. Come sottolineato dalla parlamentare di Forza Italia Micaela Biancofiore, un’altra opportunità potrebbe aprirsi in occasione delle elezioni regionali del Trentino-Alto Adige, previste per ottobre. Secondo la Biancofiore, vi sono attualmente parlamentari di centrodestra con ottime probabilità di divenire candidati alla presidenza delle due province autonome (i cui consigli compongono, congiuntamente, il consiglio regionale del TAA). Potrebbero essere questi, se eletti, a lasciare il posto a delle elezioni suppletive in cui potrebbe candidarsi Silvio Berlusconi. La Biancofiore ha citato in particolare il collegio di Pergine Valsugana, dove il 4 marzo il centrodestra ha vinto con quasi 20 punti di vantaggio sia alla Camera che al Senato.

Il collegio di Pergine Valsugana alla Camera (da Rosatellum.info)

Insomma, le possibilità per Silvio Berlusconi di tornare deputato (o senatore) in tempi brevi ci sono, e vi sono molte opzioni che possano favorire questo ritorno. Ma, è giusto sottolinearlo ancora una volta, non si tratterà di un’eredità ottenuta in modo “passivo”: se Berlusconi tornerà parlamentare lo farà soltanto misurandosi con il voto degli elettori del collegio prescelto.

 

(Ha collaborato Francesco Magni)


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Salvatore Borghese

Laureato in Scienze di Governo e della comunicazione pubblica alla LUISS, diplomato alla London Summer School of Journalism e collaboratore di varie testate, tra cui «il Mattino» di Napoli e «il Fatto Quotidiano».
Cofondatore e caporedattore (fino al 2018) di YouTrend. È stato tra i soci fondatori della società di ricerca e consulenza Quorum e ha collaborato con il Centro Italiano di Studi Elettorali (CISE).
Nel tempo libero (quando ce l'ha) pratica arti marziali e corre sui go-kart. Un giorno imparerà anche a cucinare come si deve.

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