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Elections League™, un anno dopo: ecco com’è andata

L’anno scorso, prima della sentenza della Corte costituzionale sull’Italicum, ci siamo chiesti: perché aspettare la Corte per avere una legge elettorale? E ci siamo risposti: infatti. Tutti noi, folli amanti di sistemi elettorali, dovevamo avere un luogo dove esprimerci, dove scegliere quale legge avremmo voluto per il nostro Paese.

Così è nata l’idea di una competizione fra 16 sistemi differenti, di origine straniera oppure utilizzati (o anche solo immaginati) in Italia. Ne è venuta fuori una lotta all’ultimo voto, in una formula che prevedeva eliminazioni dirette, dagli ottavi di finale fino alla finalissima che avrebbe decretato il vincitore. In un titolo: Elections League™.

Come ogni competizione sportiva che si rispetti, anche in questa ognuno si professa ct di qualcosa, ognuno crede di avere il modulo migliore, ognuno pensa che il proprio gioco sia il più funzionale.

Da una parte ci sono quindi gli amanti del bel calcio, della fase offensiva, del tridente sempre e comunque: sono quelli del maggioritario, meglio ancora se a turno secco, in puro stile british. Dall’altra parte ci sono i sostenitori del catenaccio, difensivisti per natura, per i quali viene prima il non subire gol, e pazienza se finisce con uno 0-0 senza spettacolo. Sono ovviamente i tifosi del proporzionale, forse un po’ nostalgici, ma alla fine sempre attuali. Nel mezzo le più svariate ipotesi, dai fanatici del trequartista puro e del premio di maggioranza a quelli del mediano e degli alti sbarramenti.

Ecco i sedici partecipanti dell’edizione 2017: Francese; Randum; Ispanico; Bersanellum; Mattarellum; Porcellum; Australiano; Italicum; Westminster; Provincellum; Ellenico; 1° Repubblicano; Bhutanellum; Proporzionale; Teutonico; Consultellum.

Il tabellone di Elections League™

Già dagli ottavi emerse una tendenza di fondo: i nostri ct elettorali erano prevalentemente di fede zemaniana. Erano infatti indubbiamente votati all’attacco, con l’unico obiettivo di fare un gol in più. Ben sette sistemi su otto passati ai quarti prevedevano collegi uninominali: il massimo del prendere o lasciare. L’unico “intruso” era l’Ellenico che però, garantendo un premio di governabilità, era sicuramente più votato all’attacco rispetto al suo competitor del primo match, ovvero il Primo Repubblicano.

Come tutte le fasi finali che si rispettino, vi sono poi stati turni altamente competitivi, vere e proprie finali anticipate. È stato in parte così, per esempio, per la sfida tra Australiano e Italicum. In semifinale, poi, questa possibilità per ovvie ragioni si è fatta ancor più concreta. Ed ecco che la lotta tra Francese e Australiano si è fatta davvero serrata, all’ultimo voto. Ma fu quest’ultimo ad imporsi e a contendersi la vittoria in finale con il Westminster.

I voti raccolti complessivamente furono qualche migliaio, tutti espressi rigorosamente tramite reactions sulla nostra pagina Facebook. Ma alla fine, con il 60% dei voti, vinse la prima edizione di Elecions League il sistema Australiano. Era chiaro dunque che i nostri lettori, più che zemaniani, erano ancelottiani: bel gioco offensivo, con l’estro di giocatori singoli capaci di decidere la partita e con la squadra sempre disposta in ordine preciso sul campo, seguendo il classico schema ad albero di Natale. Doveva per forza essere così se il sistema vincitore è stato quello che più di ogni altro chiede all’elettore di ordinare i candidati secondo le proprie preferenze, prevedendo collegi uninominali e quindi dando ai fuoriclasse del territorio la possibilità di esprimersi al meglio e vincere la battaglia.

La schermata del vincitore: l’Australiano, come funziona e quali sistemi ha “sconfitto” nel suo percorso verso la vittoria…

Ogni (e)lettore di YouTrend doveva quindi mettere in ordine di preferenza tutti e sedici i sistemi in gara, pena l’annullamento del voto. Venivano dapprima scartati i sistemi che avevano ottenuto meno voti e riassegnate le seconde preferenze di quegli elettori. Così poi si procedeva via via: eliminando i sistemi con minori voti e riassegnando le preferenze successive. Vinceva chi per primo riusciva ad arrivare alla metà più uno dei voti, cioè 26 nel nostro caso (i voti validi sono stati 51, un numero che racconta bene la difficoltà del voto).

Al primo turno sono stati eliminati Bhutanellum, Rosatellum e Porcellum, non avendo ottenuto neanche una prima preferenza. Tra i rimasti, non hanno avuto accesso al Secondo Turno Consultellum, Provincellum e Randum, tutti fermi ad un’unica preferenza. Si è andati allora a riassegnare la seconda preferenza di quegli elettori e così venne fuori che Bersanellum, Ellenico e Proporzionale non hanno avuto i numeri per accedere al Terzo Turno, che vide poi un unico sconfitto: l’Italicum. Teutonico e Westminster si sono poi arresi al Quarto Turno, mentre Primo Repubblicano e Mattarellum si sono a un passo dalla vittoria, al penultimo turno.

La finalissima infatti è arrivata al Sesto Turno e a contendersela sono stati i due sistemi che più di tutti avevano ottenuto il maggior numero di prime preferenze fin dall’inizio: il Francese (favoritissimo, con 13) e l’Ispanico (con 7). Arrivati a giocarsi la Coppa con il Francese avanti di cinque voti, 18 contro 13.

Al Francese sarebbero bastati 8 voti sui 20 rimasti da riassegnare per vincere: ma invece ha stravinto. Con un risultato finale di 31 voti a 20 (61%) la Coppa è andata al sistema dei nostri cugini d’oltralpe, che con i loro collegi uninominali a doppio turno cercano di dare uno stampo maggioritario al proprio Parlamento, con l’idea però che anche le seconde preferenze degli elettori abbiano un peso rilevante (a differenza dell’ inglese Westminster).

Infine, uno sguardo al dato medio realizzato dai singoli sistemi. L’australiano usato per questa competizione ha premiato davvero il sistema preferito dagli elettori? La risposta è sì. Infatti, in media il Francese si è collocato in media tra la quarta e la quinta preferenza: nessun altro sistema ha fatto meglio. L’ispanico, per esempio, in media sta tra la sesta e la settima posizione, facendo registrare una valutazione peggiore rispetto a Mattarellum e Teutonico.

Questo, ancora una volta, dimostra come ogni legge elettorale possa dare in parte risultati differenti a seconda di quale sistema si adotti. L’importante rimane allora sì quanti voti prendi, ma diviene oltremodo essenziale come il sistema elettorale tramuterà quei voti in seggi parlamentari. Perché, per parafrasare mister Boskov, vittoria è quando maggioranza vinci.

 

Andrea Maccagno

Laureato con lode in Governo e politiche alla LUISS, dove ha collaborato con il CISE, si interessa principalmente di sistemi elettorali e sistemi partitici.
Grande sostenitore dei diritti civili, è stato presidente di un'associazione LGBT

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