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Amministrative 2017: il bilancio del primo turno

Amministrative 2017: il bilancio del primo turno

Di norma, le elezioni amministrative nei comuni non si decidono mai al primo turno. La grande maggioranza delle sfide comunali, infatti, si decide al ballottaggio. È così anche questa volta, naturalmente. Ma il primo turno ha già dato esiti interessanti che vale la pena di approfondire.

Partecipazione al voto

Le elezioni comunali si rivelano di solito la modalità di elezione in cui l’affluenza è maggiore, a eccezione delle Politiche. Se è così, non c’è da stare molto allegri: nei comuni al voto nelle regioni a statuto ordinario, il dato complessivo della partecipazione di ferma al 60,1%, in calo di 6,7 punti rispetto alla tornata precedente (66,8%). In Sicilia il dato è del 58,1% e nelle 4 province del Friuli-Venezia Giulia è ancora più basso (tra il 54 e il 58%).

Risultati

I risultati ci dicono che dei 25 comuni capoluogo solo 3 sono stati assegnati al primo turno: a Cuneo l’uscente Federico Borgna (PD) è riconfermato con il 59%; anche a Frosinone il sindaco uscente (Nicola Ottaviani, centrodestra) viene riconfermato al primo turno con il 56%; il caso di Palermo è particolare: Leoluca Orlando diventa sindaco per la sesta (!) volta (la quarta da quando esiste l’elezione diretta, cioè il 1993), ma in Sicilia è sufficiente superare il 40% per passare al primo turno, e Orlando ottiene il 46% (il dato è provvisorio perché si è ancora fermi a 525 sezioni su 600).

Degli altri 22 comuni, ben 17 vedranno una sfida al ballottaggio tra candidati di centrodestra e candidati di centrosinistra. I primi arrivano al ballottaggio in testa in 12 casi: Como, Genova, Gorizia, La Spezia, Monza, Padova, Piacenza, Catanzaro, Lecce, Oristano, Rieti e Taranto. I secondi sono in testa negli altri 5 comuni: Alessandria, Lodi, Lucca, Pistoia e L’Aquila.

Gli altri 4 comuni in cui il ballottaggio non sarà una sfida tra centrodestra e centrosinistra sono: Belluno, dove entrambi i candidati sono di natura civica; Verona, dove la tosiana Patrizia Bisinella è arrivata seconda con soli 1.200 voti di vantaggio su Orietta Salemi (PD) e sfiderà Federico Sboarina (centrodestra); Parma, dove Federico Pizzarotti, eletto 5 anni fa con il M5S, si è presentato con una sua lista civica dopo essere stato espulso dal Movimento ed ora sfiderà al ballottaggio Paolo Scarpa del PD; e Trapani, dove il civico/centrista Girolamo Fazio sfiderà Pietro Savona (PD).

Ad Asti invece è in corso un riconteggio, che stabilirà chi dovrà sfidare il candidato del centrodestra al ballottaggio: il candidato del M5S o quella del PD?

Il bilancio (provvisorio*) dei comuni superiori di questa tornata elettorale è quindi il seguente:

* al M5S è stato assegnato – provvisoriamente – il ballottaggio di Asti

Le liste e le coalizioni

Come detto, il bilancio definitivo sul “colore” dei sindaci eletti dovrà aspettare l’esito dei ballottaggi. Ma possiamo fare già dei bilanci altrettanto interessanti: al primo turno, infatti, si vota anche per il consiglio comunale. E grazie al gran lavoro del nostro Matteo Cavallaro, che ha catalogato una per una tutte le liste dei 160 comuni con più di 15.000 abitanti, siamo in grado di fornire un dato aggregato sia per le coalizioni sia per quanto riguarda le liste. Cominciamo dalle prime.

I candidati sindaco di centrosinistra hanno complessivamente raccolto il 37,3% dei voti. Disaggregando per macro-regioni, si nota una cosa abbastanza sorprendente: il dato delle regioni centrali (storicamente roccaforte del centrosinistra) non è diverso da quello delle regioni del nord, ed è di molto inferiore al dato delle regioni meridionali. I candidati di centrodestra invece ottengono il 33,5%, risultando particolarmente competitivi al nord dove sfiorano il 40%. Qualcuno ha parlato di queste amministrative come di un ritorno al bipolarismo. E in effetti, se si considera che la somma delle due maggiori coalizioni supera il 70%, la dinamica in questa particolare tornata ha assunto decisamente un carattere bipolare – e lo abbiamo già visto nello schema dei ballottaggi dei comuni capoluogo. I candidati del M5S si fermano al 10,3%, quelli di centro al 3,4%. Colpisce la competitività dei candidati di sinistra (cioè a sinistra di quelli sostenuti dal PD) che ottengono il 6,3%.

Il dato delle liste è molto interessante perché consente di “stimare” i risultati a livello nazionale: i comuni al voto, infatti, si sono dimostrati incredibilmente rappresentativi del dato complessivo nazionale in ben tre distinte occasioni: le Politiche 2013, le Europee 2014 e il referendum costituzionale 2016. Naturalmente bisogna sottolineare la natura peculiare del voto amministrativo, che risponde a delle dinamiche tutte proprie, molto diverse da quelle di un voto politico nazionale. Si guardi ad esempio al peso delle liste civiche: il 7,2% di cui vengono accreditate è una stima molto riduttiva: la gran parte delle liste civiche si è infatti ripartita nelle due coalizioni principali, e sono state quindi conteggiate in “altri csx” e “altri cdx”.

In ogni caso, limitandoci ai soli partiti nazionali, la lista più votata è quella del Partito Democratico, che ottiene il 13,9%, seguita dalla lista del Movimento 5 stelle (9,0%) e da quelle di Forza Italia e Lega Nord (7 e 5,8 per cento). Le liste afferenti alla sinistra messe insieme fanno registrare un notevole 6,2%, mentre quelle “dichiaratamente” di centro il 4,7%. La più piccola delle liste nazionali – tra quelle solitamente rilevate dai sondaggi – è FDI, al 2,4%.

I flussi

Infine, diamo un’occhiata ai flussi elettorali, elaborati da Marta Regalia, che ha fatto parte del Decision Desk di Quorum/YouTrend per Sky TG24. Vediamo allora, nell’ordine: Parma, Genova, Verona e Palermo.

Come leggere i dati: le cifre vanno lette per colonna, ossia in verticale: la tabella qui sotto, ad esempio, ci dice che su il 43,2% degli Pizzarotti nel 2012 ha confermato il proprio voto, mentre il 39,8% si è astenuto.

I flussi di Parma ci dicono che Pizzarotti, pur avendo perso per strada oltre metà dei suoi ex elettori “originali” (cosa più che comprensibile, visti gli aperti contrasi con il M5S con cui aveva vinto 5 anni fa), è riuscito a raccogliere i voti da molti elettori di altre aree: uno su 4 degli elettori di Bernazzoli, ad esempio (che fu sconfitto proprio da Pizzarotti al ballottaggio); ma anche il 58% degli elettori 2012 di Ubaldi, e il 10-12% di chi nel 2012 scelse i due candidati di PDL e Lega. Da rilevare come solo il 5% degli ex elettori di Pizzarotti questa volta ha votato per il candidato ufficiale del M5S, Ghirarduzzi.

A Genova i flussi dicono che Bucci (centrodestra) è stato di gran lunga il candidato più efficace, se non altro al primo turno. Bucci ha infatti conservato quasi il 90% degli elettori di Vinai (candidato PDL nel 2012) e quasi metà di quelli di Rixi (Lega), oltre a più del 70% di chi votò per il civico Musso. Anche Crivello (PD) si è dimostrato piuttosto trasversale (23% degli ex elettori di Musso, 11,4% degli ex elettori del grillino Putti), ma è riuscito a ereditare solo il 50% degli elettori del sindaco uscente Doria, della sua stessa coalizione.

La situazione a Verona è piuttosto peculiare: il sindaco uscente Tosi, espulso dal suo partito di origine (la Lega), fonda un suo movimento (Fare!) che candida Patrizia Bisinella. Quest’ultima eredità da Tosi “solo” il 24% degli elettori, mentre il grosso 36% finisce nel candidato “ufficiale” del centrodestra, Sboarina (che eredita con successo solo il 34% degli elettori PDL del 2012). Colpisce il dato di Orietta Salemi (PD), che riceve il 56% degli elettori PD 2012 ma soprattotto il 47% degli ex elettori di Castelletti (PDL).

Palermo è ancor più “liquida”: la cosa che colpisce maggiormente è quel 64% di ex elettori di Ferrandelli che oggi lo “tradiscono” per Orlando; questo si spiega probabilmente col fatto che nel 2012 Ferrandelli fu il candidato del PD, che questa volta è invece entrato a far parte della coalizione di Orlando; Ferrandelli compensa ereditando molti elettori dai candidati moderati (68% del centrista Caronia, 47% del candidato PDL Costa), ma Orlando è ancora più trasversale: conferma “solo” il 59% dei suoi elettori di 5 anni fa, ma eredita quote consistenti da tutti gli altri candidati: oltre al già citato caso di Ferrandelli, lo scelgono gli ex elettori di molti altri candidati: Nuti del M5S, Costa del PDL, Aricò della destra e il 43% degli altri candidati. Infine è da rilevare come Palermo sia la città con il minor numero di chi si è astenuto nel 2012 e ha disertato le urne anche stavolta (72%).


Per concludere: come si è detto, le amministrative hanno una dinamica tutta loro: non è possibile quindi dire già da ora chi sono i vincitori e gli sconfitti sulla base di quanti ballottaggi si raggiungono o del dato delle liste. Faremo quindi un bilancio complessivo (che terrà conto – ovviamente – anche dei dati esposti qui) solo all’indomani del ballottaggio, domenica 25 giugno.

Salvatore Borghese

Laureato in Scienze di Governo e della comunicazione pubblica alla LUISS, diplomato alla London Summer School of Journalism e collaboratore di varie testate, tra cui «il Mattino» di Napoli e «il Fatto Quotidiano».
Cofondatore e caporedattore (fino al 2018) di YouTrend. È stato tra i soci fondatori della società di ricerca e consulenza Quorum e ha collaborato con il Centro Italiano di Studi Elettorali (CISE).
Nel tempo libero (quando ce l'ha) pratica arti marziali e corre sui go-kart. Un giorno imparerà anche a cucinare come si deve.

4 commenti

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  • Mi pare che la Sicilia si sia adeguata alla normativa nazionale e che anche lì adesso i comuni sotto i 15.000 abitanti siano considerati inferiori.

    La legge è stata approvata lo scorso Agosto.

    • Il 18 maggio dello scorso anno. E non serve ricordarsi la data precisa o ritrovare le fonti per capire che non è più parte dell’M5S. Fu espulso, comunque, dopo essere stato sospeso.

  • Il csx è andato meglio al sud non tanto perchè sia più radicato lì che in altre zone ma perchè li l’affluenza è stata maggiore e questo ha praticamente distrutto i 5 stelle favorendo la sinistra e il centrosinistra

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