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Milano, il sondaggio: Sala avanti, ma incognita ballottaggio

Milano, il sondaggio: Sala avanti, ma incognita ballottaggio

Sondaggio di Quorum/YouTrend per Il Fatto Quotidiano sulle elezioni comunali di Milano. Tutti i dati e l’analisi.

Nota metodologica: il sondaggio è stato effettuato nei giorni 5 e 6 maggio 2016. Il campione è composto di 608 elettori residenti nel Comune di Milano, rappresentativo per sesso, età, titolo di studio e zona di residenza.

Si avvicinano le elezioni amministrative a Milano, e lo scenario sembra definito. In base al sondaggio che Il Fatto Quotidiano ha commissionato a Quorum/YouTrend (608 interviste effettuate tra il 5 e 6 maggio), l’amministratore delegato di Expo, che ha vinto le primarie di centrosinistra, sembra destinato a scontrarsi al ballottaggio con Stefano Parisi (35,2%), candidato della coalizione di centrodestra, voluto da Berlusconi ed espressione del mondo di Confindustria. Molto, troppo lontani troviamo Gianluca Corrado del Movimento 5 Stelle (14,1%) e Basilio Rizzo (5,1%), espressione del mondo alla sinistra del Partito Democratico.

Beppe Sala è il frontrunner di una corsa tutt’altro che chiusa, sia al primo turno sia al – più che probabile – ballottaggio, dove in un ipotetico scontro contro Stefano Parisi la spunterebbe per 4,8 punti percentuali (52,4% a 47,6%). Una corsa che al momento vede un distacco tra i 18 e i 21.000 voti tra i due candidati. L’equivalente di un piccolo comune, insomma. Potrebbero sembrare tanti, ma in realtà sono appena il 2% degli elettori milanesi. La situazione è quindi in equilibrio, un equilibrio nel quale si possono identificare tre elementi chiave per determinare chi a fine giugno potrà insediarsi a Palazzo Marino.

Primo: bisogna tenersi i propri voti

La capacità di tenuta del proprio elettorato tra primo e secondo turno di Sala e Parisi. Dal sondaggio è emerso come ad oggi gli elettori di entrambi i candidati sono più che intenzionati a ripresentarsi alle urne anche due settimane dopo per confermare il voto ai propri candidati. Quello a cui, giustamente, un elettore intervistato a inizio maggio non pensa è che l’eventuale ballottaggio si svolgerà il 19 giugno, con quello che ne consegue in termini di effettiva disponibilità a recarsi alle urne – anziché a godersi una bella domenica di inizio estate. Riuscire in questa operazione sarebbe sufficiente per Sala a garantirsi l’elezione? Ovviamente no.

Secondo: cosa farà l’elettorato di sinistra

La capacità effettiva di Sala di attrarre voti al secondo turno il voto alla propria sinistra. L’elettorato di Basilio Rizzo sembra essere indeciso tra l’andare a votare per il manager di Expo e l’astensione: se andranno a votare, le possibilità di Sala aumentano. Se andranno al mare, calano. E riuscire anche in questo garantirebbe a Sala l’elezione? Ovviamente no.

Terzo: i grillini torneranno a casa?

Il vero ago della bilancia di queste elezioni sarà, come già capitato più volte negli ultimi anni, l’elettorato a 5 Stelle. Uno schema piuttosto consolidato, che si è replicato in più occasioni negli ultimi 5 anni, è stato quello che ha visto la convergenza degli elettorati di centrodestra e del Movimento 5 Stelle sul candidato in opposizione a quello di centrosinistra. A beneficiarne inizialmente è stato soprattutto il Movimento 5 Stelle (a partire dalla vittoria a Parma di Federico Pizzarotti nel 2012), ma questa sorta di coalizione “anti Pd” ha poi permesso anche ad esempio a vari candidati di centrodestra di ottenere vittorie anche clamorose, come quella di Luigi Brugnaro lo scorso anno a Venezia. A smentire questo schema arriva Milano: l’elettorato di Corrado ad oggi tende a suddividersi in maniera piuttosto equilibrata tra Sala, Parisi e la scelta di disertare le urne. Se la situazione tenesse, vista la consistenza dell’elettorato di Corrado (14,1% dei votanti), Sala, magari a fatica, dovrebbe riuscire a spuntarla, per quanto di misura, su Parisi. Qual è il motivo di questo comportamento in controtendenza?

Se si va a vedere lo storico del voto degli elettori di Corrado, si può notare come circa un terzo del suo elettorato (il 34,6%) nel 2011 abbia votato l’attuale sindaco Giuliano Pisapia, mentre solo un decimo (10,4%) l’allora sindaco uscente Letizia Moratti. All’epoca, ovviamente, il Movimento 5 Stelle era in una situazione più marginale, ma ancora alle Europee del 2014 il 12,3% degli elettori di Corrado aveva votato il Partito Democratico. Quanti il centrodestra? Il 3,2%.

Nonostante il consolidamento e i riposizionamenti politici a livello nazionale che hanno compiuto il Pd e il M5S in questi anni, all’interno della realtà milanese la permeabilità tra l’elettorato a 5 Stelle e quello del Pd è rimasta un elemento forte, almeno per quanto riguarda le elezioni a livello amministrativo. Quindi una parte consistenze degli elettori grillini, almeno questa volta, almeno al ballottaggio per il sindaco della propria città, sembra intenzionata a “tornare a casa”.


Articolo pubblicato su “il Fatto Quotidiano” dell’8 maggio a cura di Salvatore Borghese e Davide Policastro

Redazione

La redazione di YouTrend

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