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Le strane primarie Balzani-Bonaccini

Le strane primarie Balzani-Bonaccini

I media emiliano-romagnoli hanno parlato di flop per le primarie regionali svoltesi domenica 28 settembre. E in effetti per una volta i numeri sembrano dare ragione ai sempre sensazionali titoli dei giornali italiani. Malgrado la netta vittoria del segretario regionali uscente Stefano Bonaccini, la mobilitazione si è fermata a soli 58.199 votanti, e il confronto con le passate consultazioni del centrosinistra risulta stridente. Vediamo insieme tutti i dati di queste prime primarie regionali per l’Emilia Romagna del dopo Vasco Errani.

Partiamo proprio dalla partecipazione al voto. Le primarie 2014 sono state le votazioni meno partecipate della storia del centrosinistra emiliano-romagnolo: non solo ben al di sotto dei 406.899 elettori che votarono meno di un anno fa per la sfida a tre Renzi-Cuperlo-Civati, ma un dato inferiore anche alle primarie per la scelta dei parlamentari effettuatesi nel dicembre 2012 (151.399 votanti). Parliamo quindi di un calo dell’86% rispetto al dato del 2013, e del 62% in confronto alle sfide per la composizione delle liste elettorali. Dal grafico emerge come generalmente abbiano partecipato al voto attorno ai 400.000 elettori di centrosinistra per le competizioni sulla segreteria e per la candidatura della coalizione. Da segnalare tuttavia la rilevante eccezione delle partecipatissime primarie dell’Unione, nelle quali Romano Prodi stravinse affermandosi nettamente anche nella propria regione natale.

Se ci focalizziamo invece sulla percentuale di elettori del Partito Democratico che hanno deciso di votare, emergono altri aspetti. Il dato medio regionale si attesta al 4,7% dell’elettorato democratico delle elezioni europee. Per correttezza va ricordato ancora una volta l’eccezionalità del risultato di maggio, particolarmente alto anche in questa regione di lunga tradizione di sinistra. In ogni caso, si possono apprezzare delle differenze territoriali nella partecipazione al voto. La provincia di Forlì-Cesena si piazza al primo posto, con il 6,9% degli elettori del PD 2014 che hanno deciso di recarsi al voto. Sempre sopra la media seguono la provincia di Bologna con il 5,5% e quella di Ravenna col il 4,7%. Agli ultimi posti troviamo invece Parma e Rimini, inferiori nettamente al 4%, ma anche Reggio Emilia (3,9%) non si distingue.

Come possiamo spiegare questi dati? Con tutta probabilità nel territorio forlivese e ravennate ha giocato un ruolo importante il consenso verso il candidato romagnolo Roberto Balzani, ex sindaco di Forlì ed ex repubblicano (il PRI otteneva le proprie percentuali migliori in queste terre durante la prima Repubblica). Un altro fattore è identificabile con un radicamento del Partito Democratico, più forte nella zona centrale fra Modena e Forlì, ma meno strutturato a Parma e Rimini (province che hanno visto un notevole afflusso di voti nel 2014 dopo il boom del M5S nel 2013). Nel reggiano invece la candidatura forte sarebbe stata quella di Matteo Richetti, appoggiato dall’ex sindaco e ora sottosegretario Graziano Delrio ma poi ritiratosi per favorire l’unità del partito. Se andiamo ad analizzare i risultati, come ricordato in precedenza la vittoria di Bonaccini è netta: 60,9% contro il 30,1% dello sfidante Balzani. Anche a livello territoriale il consenso verso Bonaccini è importante e il candidato favorito è riuscito a vincere in 8 province su 9, come emerge dalla mappa interattiva. Balzani si conferma invece solo nella sua Forlì-Cesena, anche se andrebbe sottolineato come il dato della Romagna sorrida all’ex sindaco di Forlì, che vince in questa sub regione con il 51,9% (a Ravenna e Rimini il vantaggio di Bonaccini viene recuperato dal successo di Balzani nel forlivese).

Non ci stupisce quindi la composizione geografica del consenso di Roberto Balzani, essenzialmente basato sul forlivese, con la parziale eccezione di Parma e Piacenza, dove supera il 40%. Come già accennato, anche a Ravenna, Faenza e Lugo il candidato romagnolo riscuote un risultato superiore alla propria media regionale.

Specularmente, il segretario regionale ha i propri punti di forza nelle roccaforti emiliane di Modena (città natale) e Reggio Emilia, a cui si aggiunge la Ferrara di Paolo Calvano, segretario provinciale da sempre vicino a Bonaccini. Leggermente sopra la media anche Bologna e Rimini, dove gli appoggi di numerosi sindaci sono risultati un fattore determinante (in tutta la regione sono stati 170, a fronte di una decina per Balzani).

In conclusione, l’analisi delle primarie regionali 2014 ci porta a due conclusioni. Da una parte l’esperimento, voluto o meno, di organizzare una consultazione in poche settimane sembra non aver attratto al voto l’elettorato di centrosinistra emiliano-romagnolo, solitamente ben disposto verso la partecipazione ai gazebo (come dimostra anche il dato delle primarie per i parlamentari). In secondo luogo, malgrado il risultato ragguardevole per un outsider che aveva raccolto ben pochi endorsement da parte degli esponenti politici locali e nazionali, la candidatura di Roberto Balzani si scontra con un forte cleavage territoriale che la confina al forlivese. Da vedere se la bassa partecipazione e una “emilianizzazione” del voto a Bonaccini si avranno anche nelle elezioni regionali, previste per il 23 novembre.

Andrea Piazza

Laureato in Politica, Amministrazione e Organizzazione all'Università di Bologna, lavora al servizio Affari Istituzionali dell'Unione della Romagna Faentina. Si interessa di sistemi partitici e riordino territoriale. Ha una grave dipendenza da cappelletti al ragù.

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