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Municipali francesi, la Francia vira a destra

Municipali francesi, la Francia vira a destra

Il 23 e il 30 marzo si sono tenuti in Francia i due turni delle elezioni municipali: nei 36.681 comuni d’Oltralpe si è avuta una generale prevalenza della coalizione di centrodestra, capeggiata dal partito gollista dell’Union pour un mouvement populaire (UMP). Tuttavia, ha avuto ampio risalto sulla stampa francese ed europea la performance del Front National, il partito di estrema destra guidato da Marine Le Pen. L’analisi di tutti i numeri di questa tornata elettorale in parte conferma questo dato, in parte evidenzia prospettive diverse. Vediamo perché.

I risultati ufficiali dimostrano come il centrodestra francese abbia prevalso sulle liste di centrosinistra, affermandosi come primo polo e distanziando la sinistra (Partito Socialista, Verdi e Front de Gauche) di oltre 9 punti. Malgrado un leggero calo rispetto alle scorse elezioni, la coalizione di UMP e liste centriste (Mouvement Démocrate di François Bayrou, Union des Démocrates et Indépendants di Jean-Louis Borloo) ha superato il primo test elettorale di questa nuova alleanza post-Sarkozy. È invece la coalizione di sinistra del presidente in carica François Hollande a subire una seria sconfitta, perdendo 10 punti rispetto alle municipali del 2008.

Il Front National (FN) ha sensibilmente migliorato il proprio risultato: presentandosi in sole 585 città (tendenzialmente medio-grandi) riesce a raggiungere il 4,6% su scala nazionale. In particolare, dove si è presentato il FN ha raccolto il 14,8% dei voti, record storico per la formazione di estrema destra. In 323 comuni il partito di Marine Le Pen è approdato al secondo turno, avendo superato la soglia del 10% dei voti, aumentando considerevolmente il numero di competizioni triangolari (destra –sinistra – FN) o quadrangolari (generalmente destra – sinistra – verdi/sinistra radicale – FN). Il bilancio finale è di 10 sindaci eletti, più altri 3 di estrema destra appoggiati dall’esterno (erano stati 3 nel 1995, picco storico per il Front National). Tuttavia la performance, pur se di tutto rispetto per un partito antisistema ed estremista, è ben lontana dal poter mettere in crisi il consolidato bipolarismo francese, almeno a livello locale. Al FN manca infatti da una parte la capacità di presentarsi ovunque a causa del suo scarso radicamento territoriale, dall’altra la possibilità di tessere alleanze con altre formazioni politiche, fattore invece determinante per i candidati sindaci dell’UMP e del PS, che spesso si avvalgono dell’appoggio di liste civiche locali o possono contare di desistenze in loro favore (specie del Front de Gauche verso il PS)

D’altra pare, colpisce l’enorme aumento degli “altri” nel primo turno di queste municipali: per la prima volta le liste non riconducibili né al centrodestra né alla sinistra tradizionali ottengono un risultato pari al 10,9%. Questo dato è in linea con tendenze che riscontriamo anche in Italia, e parimenti non si è ancora concretizzato in una crescita consistente dei sindaci di estrazione puramente locale, rimanendo più un sintomo di una crescente difficoltà per i partiti consolidati nel rappresentare tutte le sensibilità politiche del territorio. Altro segnale di disaffezione è l’aumento dell’astensione, che ha raggiunto il picco del 36,5% al primo turno, per poi balzare al 38% in occasione del secondo turno.

Come possiamo vedere, vi è un trend storico di aumento dell’astensione durante tutta la Quinta Repubblica (cioè dal 1958). In ogni caso, il livello di partecipazione si attesta a quasi due terzi degli iscritti alle liste elettorali e non rappresenta un massimo in Europa, dove i casi britannico, italiano e spagnolo presentano tassi di astensione più alti. Inoltre le previsioni iniziali facevano presagire una percentuale di affluenza pari al 60%, mentre il dato finale è pari al 63,5%.

Spostandoci invece a un’analisi territoriale del voto, l’aggregazione per dipartimento dei voti delle due coalizioni principali mostra chiaramente quanto sia marcata la ritirata della sinistra e del Partito Socialista. Dalla prevalenza pressoché assoluta del PS nel 2008 si giunge ad un arroccamento nelle sue zone di forza tradizionali: la regione centro-meridionale e la zona industriale nel nord del paese. Ed è l’UMP a dilagare invece in zone che negli ultimi anni avevano sorriso ai socialisti (la Normandia, il bacino della Loira e la Bretagna) oltre a rafforzarsi nelle proprie roccaforti dell’Alsazia, della costa mediterranea e del bacino del Rodano. Mentre per il FN si riscontra una conferma dei successi del passato, in primis delle presidenziali 2012.

Infatti nelle 102 città dove il FN ha superato il 20%, un terzo è concentrato nella regione meridionale della Provenza. Segue la vicina Linguadoca, regione costiera al confine con la Spagna, e le due regioni (post)industriali del Nord, la Piccardia e la Lorena. Nessuna sorpresa quindi rispetto alla diffusione del voto di estrema destra, che sembra pescare maggiori consensi in zone ad alto tasso di disoccupazione (Nord e Sud) e con una cospicua presenza di immigrati (Sud).

Volendo trarre invece un bilancio generale per le città con più di 100.000 abitanti, il PS ha ceduto terreno anche nelle città più popolose. La sinistra riesce a imporsi alla guida di sole 19 città su 41 (-10 rispetto al 2008), perdendo al ballottaggio il vantaggio in voti che deteneva al primo turno. Al primo turno infatti PS e alleati guidavano con il 45,5%, seguiti da UMP e alleati al 40,8% e dal FN all’11,1% (anche se il tasso di astensione balzava al 46,2%). Dunque, una modesta affermazione nelle città maggiori non riesce a compensare il disastro nei centri medi e minori. Ma perché questo crollo della sinistra? In parte la risposta sta nell’impopolarità del presidente e dell’attuale esecutivo.

Nei due anni successivi all’elezione di François Hollande a Presidente della Repubblica, la popolarità del capo dello stato e del Primo Ministro Jean-Marc Ayrault è progressivamente calata da più del 60% all’attuale 23-26%. Questo livello di consenso estremamente basso suona come un campanello di allarme per le prossime elezioni europee, dove tendenzialmente gli elettori, se insoddisfatti, sanzionano l’esecutivo in carica.

A ben vedere è forse questo il più importante risvolto delle elezioni municipali: il possibile ”effetto valanga” nei confronti delle elezioni europee. Il rimarchevole – ma, come abbiamo visto, non ancora dirompente – risultato del FN potrebbe giocare un ruolo fondamentale nell’accreditare Marine Le Pen come una vera alternativa ai due partiti che si sono fino ad oggi alternati al governo del paese. I primi sondaggi sembrano confermare questa ipotesi, con un FN che contende all’UMP la posizione di primo partito a livello nazionale, relegando il Partito Socialista a un magro terzo posto. Il boom del Front National quindi non si è verificato il 23 marzo, ma potrebbe verificarsi a fine maggio, proprio grazie a queste elezioni municipali.

 

Andrea Piazza

Laureato in Politica, Amministrazione e Organizzazione all'Università di Bologna, lavora al servizio Affari Istituzionali dell'Unione della Romagna Faentina. Si interessa di sistemi partitici e riordino territoriale. Ha una grave dipendenza da cappelletti al ragù.

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