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Europarlamento 2014: verso una Grande Coalizione europea?

Europarlamento 2014: verso una Grande Coalizione europea?

Secondo il pool di ricercatori di PollWatch2014, se si votasse oggi per il prossimo Parlamento Europeo i Socialisti sarebbero in leggero vantaggio sui Popolari per la prima volta dal 1994. Ma quello che colpisce di più è il risultato della Sinistra e dei numerosi partiti non iscritti a nessuno dei principali sette gruppi che compongono attualmente l’emiciclo di Strasburgo. Abbiamo analizzato questi dati ed evidenzia alcuni aspetti interessanti.

Il 5 Marzo PollWatch2014, un progetto creato dall’associazione VoteMatch Europe, ha rilasciato un bollettino contenente una previsione in seggi per il prossimo Europarlamento, in base ai più recenti sondaggi (1). Il risultato sarebbe che i partiti iscritti al gruppo Socialisti e Democratici (S&D) arriverebbero primi con 209 seggi, seguiti dal Partito Popolare Europeo (EEP) che ne conseguirebbe 202. Al terzo posto, scalzando i liberali dell’ALDE (61 seggi), troviamo la Sinistra Europea e Nordica (GUE-NGL) con 67 eurodeputati. Più distanziati troviamo i Conservatori dell’ECR, i Verdi della G/EFA e gli euroscettici dell’EFD.

Quello che colpisce è che nessun partito avrà – ovviamente – la maggioranza nel prossimo Parlamento Europeo, quindi per l’elezione del Presidente della Commissione sarà necessaria una coalizione. In particolare, al candidato S&D Martin Schulz non basterebbero i voti di altri due gruppi, ma dovrebbe stringere un accordo con tre forze politiche, di sinistra e centro (GUE-NGL, G/EFA e ALDE) per essere eletto, oppure cercare l’appoggio del PPE. Allo stesso modo, il futuro candidato PPE non potrà avere la maggioranza solo con i voti dell’ALDE, e necessiterebbe in questo caso anche dei voti dei Socialisti, aprendo un secondo scenario da Grosse Koalition.

Se guardiamo alle variazioni rispetto alla situazione attuale nell’Europarlamento, si può notare immediatamente una débâcle per il PPE, che perderebbe circa un quarto dei propri seggi. Indeboliti, allo stesso modo i Liberali, i Verdi e i Conservatori, mentre gli euroscettici dell’EFD rimarrebbero stabili. Chi guadagna eurodeputati in questa simulazione sono il gruppo S&D (ma solo marginalmente) e quello della Sinistra. Tuttavia il risultato migliore lo farebbero registrare i non iscritti che, grazie alla loro variegata composizione politica (da Alternativa per la Germania al Movimento 5 Stelle, passando per il Fronte Nazionale francese e la centrista UPyD – Unione, Progresso e Democrazia spagnola). E anche qui c’è un’altra nota da sottolineare: nel caso in cui i partiti di estrema destra euroscettici si federassero, come auspicato da Marine Le Pen e dall’olandese Geert Wilders, sarebbero probabilmente in grado di formare un gruppo autonomo, sgonfiando i “non iscritti” e possibilmente ridimensionando l’EFD (dove siede adesso la Lega Nord). Sarà interessante seguire gli sviluppi futuri, quando gli apparentamenti saranno dichiarati.

Passiamo ora ad un’analisi dei vari gruppi europei e dei loro risultati paese per paese (2)

Partiamo dal consenso verso S&D: la formazione che sostiene Schulz riesce a passare il 30% in uno solo dei paesi maggiori, la Gran Bretagna (ironicamente, e suscitando aspre critiche, il Labour ha dichiarato la settimana scorsa che non appoggerà la nomina di Schulz). Il risultato italiano non è disprezzabile, ma non riesce a compensare le scarse performance in Francia e, in misura minore, Germania. Le formazioni socialiste sono invece marginali in Irlanda, Paesi Bassi (sia il Labour di Dublino che i Socialisti olandesi sono al governo) e in Grecia, dove come vedremo Syriza ha da tempo “svuotato” il PASOK.

Per quanto riguarda i Popolari, si afferma l’egemonia della CDU di Angela Merkel, che guida la delegazione per numero di eurodeputati (39% a livello nazionale). L’EEP risulta molto debole invece nei paesi baltici, in Belgio e Paesi Bassi, mentre non manda nessun eurodeputato dalla Gran Bretagna (i Tories sono membri dell’ECR) e della Danimarca.

Come detto, al terzo posto troviamo la Sinstra Europea e Nordica. GUE-NGL ha le proprie roccaforti in Grecia (patria del candidato alla Presidenza Alexis Tsipras, esponente del partito Syriza), Lettonia, Portogallo e Irlanda (grazie al risultato del partito repubblicano Sinn Fein). Sottotono invece in Italia, dove la lista Tsipras si ferma al 5,5%. Ma è la totale assenza di eurodeputati da numerosi partiti del Centro ed Est Europa che balza all’occhio, facendo della GUE-NGL una formazione secondaria che difficilmente romperà lo schema S&D-EEP che ha dominato negli ultimi 40 anni.

 

Stesso problema per l’ALDE, che elegge eurodeputati in 15 paesi membri su 28, fra i quali non c’è l’Italia. Il risultato deludente dei liberali tedeschi della FDP privano il gruppo di numerosi eurodeputati, a cui si somma una prestazione non brillante dei LibDem inglesi. Strada quindi in salita per il candidato Guy Verhofstadt, ex Primo Ministro belga. Ottimi risultati invece in Estonia, nella Finlandia del commissario (liberale) Olli Rehn, nei Paesi Bassi e in Irlanda (dove gli indipendenti eletti a Strasburgo di aggiungono alla delegazione del Fianna Fail).

Molto semplice l’analisi del risultato del gruppo conservatore e nazionalista ECR, che di fatto è composto dai delegati di due partiti, i Conservatori britannici e il PIS polacco. Tuttavia in solo 5 stati ECR riesce a eleggere eurodeputati.

I Verdi pagano da una parte l’assenza in Centro ed Est Europa, paesi che mai hanno sorriso a questa formazione politica, mentre anche nella periferia europea non riescono ad eleggere deputati (Irlanda, Italia, Portogallo, Grecia). Ottengono invece buoni risultati in Lettonia e in Belgio, poiché il partito nazionalista fiammingo di centrodestra siede curiosamente fra i Verdi. Similmente, in Gran Bretagna G/EFA è premiato dal fatto che i partiti regionalisti scozzese e gallese ne facciano parte.

Anche EFD come vediamo fatica a raccogliere consenso in molti paesi europei, ed è dominato dal partito britannico UKIP di Nigel Farage. Da notare che, nel caso in cui la Lega Nord e i Veri Finlandesi lasciassero il gruppo, la sua stessa sopravvivenza sarebbe a rischio (sono infatti necessari 25 eurodeputati da almeno 7 paesi membri diversi).

Come abbiamo visto, stando ai sondaggi odierni il prossimo Europarlamento sarà ancora più frammentato, mentre numerose sono le incognite che saranno svelate prima del voto: a chi si apparenteranno alcuni partiti di recente formazione come il M5S, l’UPyD spagnolo e l’AfD tedesca? Il gruppo populista ed euroscettico di destra sorgerà e avrà un candidato alla commissione, magari la stessa Marine Le Pen? La risposta a questa domanda potrebbe essere fondamentale, visto che i singoli partiti potenzialmente interessati al progetto potrebbero eleggere oltre 30 eurodeputati.

 

 

 

(1)    Per la metodologia completa, che illustra il complesso procedimento di calcolo, si rimanda all’apposita sezione del sito pollwatch2014.eu.

(2)    Nel nostro calcolo sono stati inseriti i risultati di tutti i partiti che sono apparentati a un gruppo politico e inviano almeno un eurodeputato a Bruxelles

Andrea Piazza

Laureato in Politica, Amministrazione e Organizzazione all'Università di Bologna, lavora al servizio Affari Istituzionali dell'Unione della Romagna Faentina. Si interessa di sistemi partitici e riordino territoriale. Ha una grave dipendenza da cappelletti al ragù.

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