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L’italicum di Renzi e Berlusconi (e Alfano)

L’italicum di Renzi e Berlusconi (e Alfano)

Berlusconi-Renzi“Majority assuring”. Il cosiddetto italicum, la proposta di legge elettorale uscita dal confronto Renzi-Berlusconi-Alfano ha una caratteristica, quella che più stava a cuore a Matteo Renzi: individua in ogni caso una maggioranza politica. Niente più governi di “larghe intese”, dunque. Lo dimostrano anche le nostre simulazioni: abbiamo applicato il sistema (illustrato da Renzi nel corso della direzione PD di oggi pomeriggio) sia ai risultati delle elezioni politiche 2013 che all’attuale situazione, fotografata dai sondaggi degli ultimi 15 giorni.

Politiche 2013

Se undici mesi fa si fosse votato con l’italicum, nessun partito o coalizione avrebbe vinto il premio di maggioranza al primo turno, poiché nessuno di essi raggiunse il 35% dei voti. Dunque, vi sarebbe stato un ballottaggio: tra PD e Movimento 5 stelle, se consideriamo il dato dei partiti. Nella sua relazione, Renzi ha parlato di meccanismi “anti liste-civetta”, il che sembra suggerire che con l’italicum i voti delle liste coalizzate sotto la soglia di sbarramento non sarebbero contati al fine di stabilire quali siano le coalizioni abilitate a vincere il premio oppure ad accedere al ballottaggio. Il vincitore avrebbe avuto il 53% dei seggi, ossia 334. Al primo dei perdenti – PD o M5S – sarebbero andati 136-137 seggi, al PDL 115, a Scelta Civica 44-45 (il totale fa 630 perché Renzi non ha menzionato l’esistenza di seggi riservati alle circoscrizioni estere).

Se invece, proprio in virtù delle norme “anti liste-civetta”, i voti delle coalizioni fossero confluiti nei partiti maggiori, al ballottaggio sarebbero andate la lista/coalizione di Bersani e quella di Berlusconi. Se al ballottaggio avesse vinto Bersani, avrebbe ottenuto 334 seggi, Berlusconi 132, il M5S 116 e i montiani 48; se invece a prevalere fosse stato Berlusconi, Bersani avrebbe ottenuto solo 134 seggi, Grillo 115 e Monti 47.

 

La situazione a gennaio 2014

Se si andasse a votare oggi con questo sistema, e fossero confermate le intenzioni di voto rilevate dagli istituti demoscopici negli ultimi 15 giorni, ci sarebbe ugualmente bisogno di un ballottaggio, poiché nessun partito arriverebbe al 35%. Solo 3 partiti supererebbero le alte soglie di sbarramento (5% per i partiti coalizzati, 8% per i non coalizzati), e sono gli stessi che competerebbero per arrivare al ballottaggio: certamente il PD, dato sopra il 30%, e che se vincesse al ballottaggio otterrebbe 334 seggi, contro i 150 di Forza Italia e i 146 del M5S; se invece al ballottaggio vincesse Forza Italia, al PD andrebbero 177 seggi e al M5S 119; infine, se il partito di Grillo accedesse al ballottaggio e battesse il PD, sarebbero i grillini a vincere i 334 seggi, lasciando il PD a 175 e Forza Italia a 121.

Anche in questo caso abbiamo voluto testare un secondo scenario: perché sia il centrosinistra che il centrodestra sono dati dai sondaggi proprio intorno al 35%, con la possibilità quindi di vincere il premio di maggioranza al primo turno se tutti i voti delle loro “aree” andassero ai partiti sopra il 5%. In questo caso potrebbe non esservi ballottaggio, e i 334 seggi (oppure 340, in caso di vittoria con il 36%; o ancora 346 seggi in caso di vittoria con il 37% o più) sarebbero subito assegnati alla coalizione guidata da Renzi o a quella di centrodestra. Al secondo arrivato spetterebbero comunque 184-185 seggi, mentre il M5S, terzo, ne avrebbe 111-112.

Salvatore Borghese

Laureato in Scienze di Governo e della comunicazione pubblica alla LUISS, diplomato alla London Summer School of Journalism e collaboratore di varie testate, tra cui «il Mattino» di Napoli e «il Fatto Quotidiano».
Cofondatore e caporedattore (fino al 2018) di YouTrend. È stato tra i soci fondatori della società di ricerca e consulenza Quorum e ha collaborato con il Centro Italiano di Studi Elettorali (CISE).
Nel tempo libero (quando ce l'ha) pratica arti marziali e corre sui go-kart. Un giorno imparerà anche a cucinare come si deve.

25 commenti

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  • Scusate ma perchè nel 2013 fate entrare anche Scelta Civica? La coalizione “Con Monti per l’Italia” che univa Scelta Civica, UDC e Futuro e Libertà si fermò al 10.56%, la percentuale richiesta dall’Italicum per le coalizioni è il 12%!

    • La soglia del 12% serve (come quella del 10% nel porcellum) a far sì che le liste di una coalizione debbano superare il 5% e non l’8%. Con il porcellum, se Monti non avesse raggiunto il 10% con la sua coalizione, tutti e tre i partiti avrebbero dovuto superare il 4%, invece del 2%. Con l’italicum la soglia diventa dell’8%, che Scelta civica da sola riuscì – di poco – a superare.

  • Lo scenario è da brivido. Senza preferenze, ne caso che FI vincesse le elezioni perché arriva al 35,0001% ci ritroveremmo con un parlamento che farebbe berlusconi presidente della repubblica, anzi PADRE dell patria!

    Sono terroizzato. È vero che il sistema delle preferenze ha grossi difetti, ma quello che si profila … altro che un parlamento che vota che Ruby è la nipote di Mubarak!

    Io ho firmato questa petizione, sperando in bene:

    http://www.change.org/it/petizioni/popolo-italiano-preferiscolepreferenze-restituiamo-ai-cittadini-la-possibilità-ed-il-diritto-di-scegliere-2?share_id=qfmDTMimOW&utm_campaign=signature_receipt&utm_medium=email&utm_source=share_petition

  • I voti dei partiti coalizzati che non dovessero raggiungere il 5% saranno conteggiati nei voti totali della coalizione o no?

    • Sembrerebbe di no, il che potrebbe spiegare la frase di Renzi sulle “misure anti liste-civetta”. È un punto su cui il prof. D’Alimonte (da cui Renzi si è fatto consigliare in questa ed altre circostanze) ha sempre insistito molto, nel denunciare le storture del porcellum – ma anche dei sistemi elettorali per i consigli comunali e regionali. L’alternativa sarebbe paradossale: un partito potrebbe accedere al ballottaggio (e potenzialmente vincerlo) magari solo grazie ai voti di partiti sotto il 5%, ma questi non avrebbero nemmeno un seggio.

  • Grazie Salvatore per la precedente risposta.

    Ti pongo ancora un quesito : in attesa dell’ipotetica abolizione del Senato, per adesso esso esiste eccome , e nella bozza presentata ieri segue le stessa regole come per l’elezione della Camera. Quindi potremmo avere in caso di elezioni anticipate senza riforma del Senato due liste quasi alla pari che superano entrambe il 35%. Ma se una ottiena (ipotesi tutt’altro che remota ) la maggioranza relativa alla Camera per un virgola qualcosa (35,03 vs 35,02 ) e l’altra la ottiene al Senato, le due camere avrebbero due maggioranze del 55% differenti e un caos totale . E così ?

    • Scusa per il ritardo: confermo, è così. In effetti l’abolizione del Senato (o quantomeno l’eliminazione del rapporto fiduciario tra Governo e Senato) è l’unico modo per evitare che in due Camere – di diversa composizione, elette indipendentemente, per di più da elettorati diversi e con regole diverse – vi siano due maggioranze politiche diverse. Questo ovviamente prescinde dal sistema elettorale utilizzato.

  • Buon Giorno,
    ho letto l’articolo e mi è piaciuto per come è stato spiegato. La domanda che faccio è a titolo personale e per l’autore dell’articolo. lei cosa ne pensa quindi di questa legge elettorale ? meglio o peggio delle altre ?
    Saluti
    Francesco

    • Vi sono parecchi esperti (politologi, costituzionalisti) in grado di dare un parere senz’altro più qualificato del mio 🙂

      Ad ogni modo, personalmente non mi dispiace l’impianto generale, che mira all’individuazione di una maggioranza sempre e comunque; approvo anche l’introduzione del doppio turno e l’accorciamento delle liste; ma riscontro anche due difetti a mio avviso molto gravi, che purtroppo in pochi hanno fatto rilevare:

      1) Le soglie di sbarramento sono troppo alte: se il sistema è “majority assuring”, non si capisce il motivo di sacrificare la rappresentatività di chi sta all’opposizione; l’8% per un partito singolo è una soglia eccessiva, rischiano di finire non rappresentati (cioè di non eleggere rappresentanti in Parlamento) milioni di elettori; inoltre, si replica il meccanismo – sbagliato – di soglie di sbarramento differenziate per partiti coalizzati e partiti non coalizzati.

      2) A quanto si è letto nella bozza (dunque, contrariamente a quanto ho ipotizzato nell’articolo) i voti dei partiti coalizzati che non raggiungeranno la soglia di sbarramento contribuiranno comunque, con i loro voti, a determinare quale sia la coalizione più votata, o quantomeno quali siano le coalizioni meritevoli di accedere al ballottaggio; in questo modo, per ipotesi, un partito del 19% coalizzato con una serie di partiti sotto il 5% ma la cui somma porta il totale della coalizione al 30%, potrebbe accedere al ballottaggio al posto di un partito del 25%; e, in caso di vittoria, a quel partito del 19% andrebbero tutti i seggi del premio, dunque la maggioranza assoluta dei seggi. Mi pare un grande errore aver consentito ciò.

  • Salve, la mia domanda riguarda chi potrà accedere al ballottaggio. Nella testo della legge si parla delle prime due liste e/o colazioni di liste quindi da quello che ho capito al ballottaggio andranno le prime due coalizioni, il che escluderebbe il M5S quasi sicuramente. Ciò produrrebbe la possibilità che un partito possa accedere al ballottaggio grazie a voti di partiti al di sotto del 5% senza che questi prendano un solo seggio. Ripeto che pur essendo una possibile forzatura é quello che ho capito e mi stupirei se l’accordo non fosse tale. Ci sono notizie più aggiornate a riguardo? Grazie

    • Esatto Francesco, è esattamente il rischio che ho sottolineato rispondendo al commento precedente. Per ora il testo di legge funzionerebbe come da te descritto, e non è un mistero che allo stato dei fatti questo avvantaggerebbe chi è in grado di coalizzarsi (anche con molti partiti al di sotto del 5%) rispetto a chi non ha, per scelta o per costrizione, la possibilità di fare accordi di coalizione.

      Il fatto che nei sondaggi il PD sia nettamente il primo partito mentre il secondo posto sia conteso tra Forza Italia e Movimento 5 stelle dovrebbe fornire qualche indizio su quale sia stata la parte politica a cui si deve il mantenimento di questo meccanismo – mutuato “pari pari” dal Porcellum.

      • Grazie della precisazione, quindi il ballottaggio ad oggi sarebbe conteso tra la coalizione di centrodestra e quella di centrosinistra senza alcuna possibilità per Grillo.

        • Al momento sì, poi le intenzioni di voto sono sempre soggette a variazioni anche grosse a seconda dei periodi…in teoria nulla impedisce al M5S di guadagnare rapidamente consensi a spese di una delle due coalizioni e di accedere così al ballottaggio in caso di elezioni.

          • Grazie mille di nuovo e complimenti per le analisi svolte in modo del tutto oggettivo.

  • Buonasera,

    forse non ho capito nulla dell’Italicum, che mi sembra più un gioco della settimana enigmistica che una legge elettorale, ma mi vengono in mente un sacco di casistiche (magari puramente matematiche) che lo metterebbero in crisi…

    Ad esempio, vince le elezioni una coalizione formata da 8 partiti da 4.9% l’uno: totale 39.2% e quindi bonus di coalizione fino al 53% dei seggi.
    Piccolo particolare: nessuno di questi ha superato lo sbarramento e quindi ha diritto a una rappresentanza in parlamento…cosa succede?

    Grazie!!!

    • In realtà, prima di assegnare il premio, la legge prevede che si proceda ad una ripartizione proporzionale “normale”, da cui sono escluse le liste che non raggiungono gli sbarramenti: quindi questa ipotetica coalizione sarebbe esclusa dall’assegnazione dei seggi “a priori”. Solo in seguito, se nessun partito/coalizione ha raggiunto il 55% dei seggi attraverso questo primo calcolo, si assegna il premio di maggioranza alla prima coalizione con più del 35% – o si mandano al ballottaggio le prime due. Ma, essendo stata già esclusa in precedenza, questa coalizione ipotetica non prenderebbe alcun seggio.

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