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La nuova geografia elettorale del Nord

La nuova geografia elettorale del Nord

Le elezioni hanno cambiato la geografia elettorale del Nord Italia: il centrodestra ha perso molto terreno senza però cedere la predominanza al centrosinistra,  colpito anch’esso dall’avanzata di Grillo. M5S forte ovunque tranne che in Lombardia. Risultati  superiori alla media nazionale per Monti.

Il centrodestra e il suo calo

Il Centrodestra diminuisce di quasi il 18% rispetto al 2008 a livello nazionale, e soprattutto al Nord e il suo risultato è pesante soprattutto in vecchie roccaforti come il Veneto. E’ il voto leghista che cede soprattutto anche se vi è un piccolo travaso dalla Lega Nord al PDL. In Veneto il calo del centrodestra è quasi ovunque superiore al 20%. Spesso anche molto superiore, come il -25% della provincia di Treviso.

In Lombardia resiste meglio, ma cala di più in Brianza e nel varesotto e comasco, ma qui non solo verso il Movimento 5 stelle ma anche verso il centrosinistra che in Lombardia se la cava meglio che a livello nazionale.

Sempre parlando di cali maggiori al 20% abbiamo Valsesia e cuneese dove ancora la dinamica assomiglia a quella veneta con un passaggio da Lega a Grillo.
Un discorso a parte è quello del ponente ligure: nella vecchia roccaforte di Scajola della provincia di Imperia il calo è del 27%, del 22% nel savonese, qui è il voto PDL che passa molto più che altrove al M5S, in seguito alla stanchezza per gli scandali. La somiglianza qui è quasi con il voto siculo in realtà.

Non cambia ma anzi si accentua la tendenza al voto al centrodestra concentrato in piccoli comuni o comunque sotto i 50 mila abitanti. Sotto tale soglia secondo D’Alimonte e il Cise il centrodestra è stato decisamente maggioranza in Italia e al Nord.

Vediamo la mappa dei trend tratta dalle mappe elettorali interattive di YouTrend.

Naturalmente, a parte l’effetto statistico che vede un trend positivo dove il centrodestra era più basso e quindi perde quindi meno della media nazionale, è evidente che c’è una resistenza maggiore nel bresciano e mantovano, e un crollo maggiore nelle zone molto diverse economicamente e socialmente di ponente ligure e Veneto.

Il PDL e alleati

Il Popolo della Libertà ha un calo inferiore rispetto a quello dei sondaggi degli ultimi mesi (che lo vedevano perdere anche il 20%) grazie a una piccola rimonta, e alla presenza di liste satelliti come Pensionati o Fratelli d’Italia. Considerando queste la perdita è del 13% circa, ma è tutta via un crollo, se consideriamo che Forza Italia nel 2001 prendeva quanto tutto il centrodestra attualmente.

Ma venendo al Nord, è subito evidente come le aree di maggiore calo siano il milanese e il ponente ligure. Le dinamiche sono diverse.
Nel primo caso è il proseguimento del fenomeno in atto da tempo di spostamento delle aree urbane e del loro immediato hinterland verso sinistra, e nel 2013 anche verso Grillo.

Nel secondo, come già detto c’entra il malcontento per gli scandali e infatti il travaso è tutto verso il M5S
Vediamo il trend del PDL in provincia di Milano tratto dalle mappe elettorali interattive di YouTrend.:

Nei centri urbani in generale il calo è maggiore ma qui c’entra anche un certo trasferimento di voti nei confronti di Scelta Civica.

Proprio a Milano città e hinterland, nonostante avesse valori già più bassi, cala più della media.
Meno della media invece nelle zone leghiste di Est Lombardia e Veneto, come vediamo dalla seguente mappa nazionale dei cali del partito, tratta dalle mappe elettorali interattive di YouTrend:

In provincia di Verona e Vicenza vi sono comuni in cui addirittura il PDL è in aumento, e qui vi è stato anche un ritorno di consensi che nel 2008 erano andati alla Lega Nord.
Fratelli d’Italia al Nord ha risultati inferiori alle zone di maggior radicamento del Centro italia, ma va bene in singole province dove vi sono candidati particolarmente attrattivi, superando il 4% per esempio nel cuneese di Crosetto. Bene anche nel Verbano sopra il 4% e nel novarese e nel piacentino.

La Lega Nord

La Lega Nord è tornata ai livelli del 2001 e 2006 al Nord, ovvero intorno o poco sopra al 4%, quello che si potrebbe dire lo zoccolo duro leghista. Anche ora come allora con una resistenza maggiore in Lombardia che in Veneto, mentre nei boom del 1996 e del 2008 era stato il Veneto ad essere la regione più leghista.
Vediamo la distribuzione del voto, tratta dalle mappe elettorali interattive di YouTrend:

Il voto leghista Veneto si conferma così più variabile ed elastico passando dall’11% circa di 2001 e 2006 al 27% del 2008 per scendere adesso al 10,5%, minimo storico. La Lombardia invece passa dal 13,3% del 2001 al 11,7% del 2006 al 21,6% del 2008 al 12,9% di oggi.

Se confrontiamo con il 2001 quando il voto fu analogo (3,94% vs 4,08%) vediamo che, resistendo più che altre regioni come roccaforte in Lombardia è diminuito rispetto al 2001 il voto leghista nelle province storiche di Varese, Como e Bergamo, spalmandosi verso quelle di Pavia, Cremona, Sondrio dove la Lega ha avuto più voti ora che nel 2001. Sul relativo minore calo lombardo nel 2013 forse pesa anche il traino del voto regionale con Maroni candidato.

In Veneto pure c’è una diminuzione del 3% della Lega in provincia di Treviso, la più leghista storicamente, dal 2001, e un aumento nel veronese. Forse Tosi sta spostando gli equilibri.
Che in Veneto il M5S abbia avuto molti più voti in percentuale che in Lombardia non è certo secondario verso il calo maggiore della Lega in Veneto rispetto alla Lombardia.

Vediamo qui il calo della Lega Nord tratto dalle mappe elettorali interattive di YouTrend:

Anche nelle altre regioni del Nord dove tra l’altro i grillini hanno ottenuto molti consensi la Lega Nord non solo crolla rispetto al 2008 ma ha meno voti rispetto al 2001. In Liguria per esempio ha solo il 2,3% contro il 4,3% del 2001, lontanissimi dal 6,8% del 2008. In Piemonte si passa dal 6,8% al 4,8%, nel 2008 era il 12,6%. In Emilia Romagna anche, dal 2,8% del 2001 al 2,6% di quest’anno, ed era una regione che sui media appariva come culla di una Lega in ascesa.

La percentuale totale del 2013 appare maggiore di quella del 2001 nonostante i cali in quasi tutte le regioni per il peso maggiore della Lombardia e del Veneto sulla popolazione nazionale.

Centrosinistra: gli sconfitti morali

Nel Nord Italia il Centrosinistra aveva un andamento molto diversificato andando da aree di grande forza come il torinese, il genovese, l’Emilia Romagna (eccetto Piacenza) ai minimi dell’alta lombardia e della pedemontana veneta.

Mostrare una mappa delle perdite sarebbe poco utile essendo minime laddove già andava male, è invece interessante prendere singole regioni per capire dove il calo, in massima parte verso il M5S, è maggiore. E si vede subito che nonostante si partisse da livelli inferiori, è in provincia di Genova e di Torino che il centrosinistra soffre di più, più che nelle zone classiche di radicamento dell’Emilia. Il calo è superiore al 10%, al 12% in provincia di Genova. Mentre non supera il 1o,3% nelle province peggiori dell’Emilia Romagna.

Vediamo di seguito in Liguria come sia concentrato intorno a Genova e in Piemonte a Torino e in val di Susa, nelle immagini tratte dalle mappe elettorali interattive di YouTrend:

Sono soprattutto le zone dove più che il PD nel 2008 aveva avuto un risultato superiore alla propria media l’Italia dei Valori (Genova e Torino le due migliori provincie al Nord) e la Sinistra Arcobaleno (Genova quarta migliore provincia e Torino seconda).

La regione in cui il calo è stato minore è la Lombardia, dove il centrosiniStra è andato moLTo meglio del Veneto, dove aveva pure precedenti bassi, un calo del 4,6% invece che dell’8%.

Che sia stato un traino delle elezioni regionali o meno, di fatto in alcune province come Como, Sondrio, Lodi, il calo è molto limitato, intorno al 3% con aumenti in molti piccoli comuni, dove la coalizione era bassa e dove il M5S non ha sfondato, come invece nel mantovano e nell’hinterland milanese.

Il Partito Democratico

L’andamento del Partito democratico è molto simile a quello già descritto del Centrosinistra, essendo al Nord circa il 90% della coalizione. Da segnalare che in alcune province lombarde il calo del solo PD è veramente limitato, a poco più dell’1%, come in quella di Bergamo. Da notare che nei centri urbani contrariamente alle aspettative non c’è stato un trend più positivo che nel circondario, ovvero un calo minore, al contrario, ma qui oltre a Grillo la responsabilità come vedremo è anche di Monti, che nei centri urbani ha avuto risultati nettamente sopra la media.

SEL: fuori dalle città il nulla

Sovrastimati come sempre dai sondaggi per l’elettorato particolarmente attivo, vampirizzati dal M5S, Sinistra e Libertà al Nord prende meno voti del Sud, il voto d’opinione di sinistra non si attiva.

Se escludiamo il 5,2% della provincia di Bolzano, in cui sono compresi i Verdi locali, la provincia settentrionale migliore per SEL è quella di Bologna con il 4,3%, ma è un voto essenzialmente urbano, neanche suburbano come quello del Movimento 5 Stelle o del PD, ma proprio rinchiuso nelle città soprattutto al centro.

Vediamo di seguito il risultato di SEL nella provincia di Bologna, tratto dalle mappe elettorali interattive di YouTrend dove supera il 6% a Bologna città, forse definibile come la città più “alternativa” italiana e però sta sotto il 5% in tutto il resto della provincia:

Situazione simile a Milano, dove con il 4,2% non si sente molto l’influenza di Pisapia, appunto di SEL.

Movimento 5 stelle: il voto dei pendolari?

Al Nord il M5S ha una distribuzione abbastanza varia e poco inquadrabile nelle categorie finora note di zone di destra e di sinistra, vediamo la mappa nazionale del consenso per province tratta dalle mappe elettorali interattive di YouTrend:

Le zone del Nord di maggiore consenso sono la Liguria di Grillo , soprattutto a ponente, nelle zone sia azzurre del’imperiese, ex feudo di scajola e degli scajoliani, colpiti da vari scandali, sia nelle zone roesse del savonese e della provincia di Genova. Poi il parmense, non tanto nella Parma del sindaco grillino Pizzarotti ma nei comuni intorno, nel veneziano, soprattutto nel mestrino (vecchia area di sinistra) e nel chioggiotto. E poi, oltre al 40% nella val di Susa, così spesso agli onori della cronaca per il TAV, come vediamo di seguito in una mappa in cui il M5S è in giallo, tratta dalle mappe elettorali interattive di YouTrend:

Il M5S non sfonda nelle città come inizialmente si immaginava, perlomeno non nei capoluoghi ma ha una distribuzione abbastanza interessante: è votato decisamente più della media nella cintura suburbana, quelli che in USA chiamerebbero i suburbs, come vediamo nella seguente mappa per esempio della provincia di Milano, tratta dalle mappe elettorali interattive di YouTrend:

Vediamo che si passa dal 17% di Milano al quasi 29% di Pieve Emanuele, e lo stesso modello si ripete in ogni provincia, sia rossa che blu, dall’Emilia al Veneto al Piemonte.
Vediamo per esempio una provincia come quella di Modena, più comune a tante altre di Milano, tratta dalle mappe elettorali interattive di YouTrend:

Anche qui si passa dal 20% di Modena al 30% di Maranello!
E Bergamo:

In cui dal 15% di Bergamo si passa al 22% di Fara di Gera d’Adda, anche qui Grillo prende voti intorno al capoluogo e in particolare man mano ci si avvicina all’hinterland milanese. Al contrario, come si vede in quasi tutte le province non va bene nelle aree più rurali, di montagna, lontane dal capoluogo.

Ma chi abita in questi comuni suburbani? Se consultassimo l’ISTAT probabilmente vedremmo che sono i comuni con maggiore popolazione giovanile, essendo quelli dove negli ultimi 30 anni la popolazione è cresciuta di più, a discapito di città e zone montane, meta di immigrazione interna, per esempio da parte di nuove coppie.

Essendo in tanti casi metà della loro popolazione solo di acquisizione recente, degli ultimi 20-30 anni, è facile capire come proprio qui più che altrove siano saltati i legami tradizionali del territorio, le zone blu (spesso una volta bianche) e le zone rosse, e un partito come quello grillino abbia potuto penetrare meglio in una società con meno appartenenze ideologiche.

Monti: mix tra vecchia DC e borghesia cittadina

Il voto alla coalizione centrista di Monti (anche se il presidente del Consiglio rifiuta tale categorizzazione) si differenzia da quello del resto della Seconda Repubblica e anche della fine della Prima Repubblica, perchè per la prima volta è decisamente più forte al Nord che al Sud.

Vediamo la distribuzione nazionale, tratta dalle mappe elettorali interattive di YouTrend:

Una tendenza ancora più accentuata se consideriamo solo Scelta Civica, poichè quello che è rimasto dell’UDC è rimasto confinato in aree al Sud in cui aveva un radicamento legato ad alcune personalità, quasi scomparendo al Nord (il risultato migliore il 2,3% in provincia di Cuneo), cannibalizzato da Scelta Civica.

Tornando ai valori di coalizione, le province con i valori più alti al Nord sono Trento (sopra il 20%, ovvero il doppio della media nazionale, grazie al presidente Dellai), Cuneo, Belluno, Sondrio. Aree in cui storicamente la DC sfondava nella prima Repubblica, prima dell’avvento del leghismo:

Se prendiamo la mappa della distribuzione del voto DC del 1963tratta dalle mappe elettorali interattive di YouTrend, la mappa ha delle somiglianze:

Ci sono alcune differenze naturalmente, e principalmente riguardano il voto urbano. Per esempio mentre nella Prima Repubblica la provincia di Milano era  decisamente sotto la media nazionale, ora è l’ottava provincia con il consenso più alto per Scelta civica e la tredicesima per tutta la coalizione montiana.

Vediamo la distribuzione del voto a Scelta Civica nel milanese, tratta dalle mappe elettorali interattive di YouTrend:

A Milano il partito prende il 13,7% contro l’8,3% nazionale. Addirittura con il 24% è primo partito nella circoscrizione di Milano centro.

E la situazione si ripete in tutti i capoluoghi di provincia. E’ evidente che c’è un mix di voto tradizionale cattolico che si esprime nelle aree tradizionali e montane della vecchia provincia bianca e il voto borghese che una volta andava a PRI e PLI e poi a Forza Italia o anche recentemente PD, dei centri urbani. Un voto di persone con reddito e titolo di studio alto, che particolarmente apprezzano il ruolo di stabilizzazione dei conti ricoperto da Monti.

Fare per Fermare il declino, partito nordista

Nonostante sia dietro a livello nazionale, Fare supera al Nord l’altra piccola lista sconfitta alle elezioni, Rivoluzione Civile. E’ un voto che raggiunge i suoi massimi in Veneto, con il 3% nel vicentino, seguito dal trevigiano, bergamasco, padovano e bergamasco.

Vediamo la distribuzione del voto a Fare, tratta dalle mappe elettorali interattive di YouTrend:

Sono aree ad alta densità di piccola impresa. E infatti nonostante come fosse facilmente immaginabile, tra i comuni con consenso maggiore ci siano i capoluoghi, 3,5% a Padova, 3,9% a Vicenza, 2,7% a Milano contro la media nazionale del 1,1%, vi è anche un risultato sopra la media in molte aree di provincia, cittadine medie ma industrializzate, come Lumezzane, Cologne e Chiari nel bresciano, Soave e San Bonifacio nel veronese. Sopra media anche il risultato nel modenese.

Gianni Balduzzi

Classe 1979, pavese, consulente e laureato in economia, cattolico-liberale, appassionato di politica ed elezioni, affascinato dalla geografia, dai viaggi per il mondo, da sempre alla ricerca di mappe elettorali e analisi statistiche, ha curato la grande mappa elettorale dell'italia di YouTrend, e scrive di elezioni, statistiche elettorali, economia.

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