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E se l’Italia fosse andata in default…?

E se l’Italia fosse andata in default…?

Dopo più di centoventi giorni dall’insediamento del “governo dei tecnici”, guidato da Mario Monti, sembra che lo scenario finanziario del Paese si stia lentamente normalizzando. Sebbene i nostri titoli di Stato siano ancora sotto il mirino della speculazione, bisogna dare atto al “professore” dell’impegno e della volontà di trascinare l’Italia fuori dalla crisi nella quale ci troviamo tuttora impantanati. Senza voler citare ancora le parole spread, debito pubblico, deficit, riforme, eccetera, concentriamoci su cosa ci sarebbe potuto accadere qualora fossimo andati in “default”, ossia nell’impossibilità di ripagare il nostro debito ai creditori.

Si tratta naturalmente una distopia, uno scenario irrealistico e negativo, ma che va comunque analizzato perché è bene che tutti i cittadini sappiano cosa potrebbe accadere in una situazione così incerta: si tratta solo di ipotesi di stampo “orwelliano”, ben lontane dalla realtà dei nostri giorni, ma che possono aiutare a farsi un’idea sulla questione.

Cerchiamo di immaginare i trend psicologici degli italiani, ipotizzando che lo Stato domani dichiari bancarotta (ipotesi remota) e tenendo conto delle altre realtà mondiali che sono state investite da situazioni di forte turbolenza finanziaria (come l’Argentina nel 2001).

La prima situazione riguarda il Governo e gli impegni finanziari assunti: i rimborsi del debito sarebbero impossibili. Conseguentemente, i dipendenti pubblici subirebbero una corposa decurtazione in busta paga o addirittura potrebbero ricevere gli stipendi a mesi alterni (negli USA sta succedendo in alcuni Stati andati in default). Nel frattempo, una crisi di questo genere ci costringerebbe a uscire dall’Euro, tornando alla Lira e quindi raddoppiando immediatamente il nostro debito pubblico, poiché i nostri titoli erano stati largamente emessi in Euro e quindi andrebbero rivalutati. Su questo torneremo tra poco.

A questo punto, il tutto si sposterebbe sull’economia reale, poiché gli stessi lavoratori e risparmiatori andrebbero in massa a ritirare i propri soldi depositati in banca, creando così una situazione nella quale gli istituti di credito rimarrebbero senza liquidità. Ciò si tradurrebbe in un’ulteriore stretta sul credito alle aziende, che così facendo non potrebbero lavorare e quindi pagare i fornitori, creando, di fatto, delle grosse sacche di disoccupazione nel settore primario e secondario.

Non avendo potuto ritirare i soldi in banca, ci sarebbe chi pensa di usare la carta di credito per pagare il conto al supermercato, che sarebbe preso d’assalto per paura che le provviste finiscano improvvisamente. A quel punto, andando alla cassa, si scoprirebbe che le carte di credito sono state bloccate e quindi non si potrebbe pagare il conto. In tale contesto, purtroppo, l’inflazione sarebbe destinata ad aumentare vertiginosamente e i prezzi dei beni primari schizzerebbero alle stelle. D’altro canto, i tassi di disoccupazione salirebbero a dismusura e molti lavoratori sarebbero costretti a emigrare per poter garantire un futuro a se stessi e alle proprie famiglie.

Tornando sul punto del ritorno alla Lira, va detto che in questo modo la nostra moneta si svaluterebbe clamorosamente nei confronti dell’Euro, del Dollaro, dello Yen e del Renminbi (la moneta cinese): ciò si tradurrebbe in un aumento verticale dei nostri livelli di esportazione che durerà fino a quando, a Bruxelles, non si deciderà di tornare ognuno alla propria valuta nazionale. A quel punto bisognerà vedere se l’Europa sarà ancora in piedi da un punto di vista politico, ancor prima che economico.

Ora potete svegliarvi. E pensare che tutto questo potrebbe essere un ottimo soggetto per un romanzo di George Orwell o di H. G. Wells.

Dario Romano

Classe 1986, laurea magistrale in International Economics and Business conseguita all'UNIVPM. Consigliere comunale a Senigallia dal 2010, è stato Presidente del Consiglio Comunale dal 2015 al 2020, uno dei più giovani in tutta Italia. Prima e durante ha lavorato a Bruxelles presso le istituzioni europee. Nel 2016-2017 è stato selezionato tra i migliori amministratori under 35 d'Italia. Nel tempo libero ama giocare (male) a calcio nel torneo UISP.

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